«Domitilla e Daniel - Una vita di santità tra umiltà e ardore»

Sant'Omobono - Alla Cornabusa sala gremita per l'incontro sui fondatori di «Little Eden», centro per bambini con grave disabilità

Una vita rinata all’alba dei cinquant’anni. trasformata in un dono d’amore verso gli ultimi. Il sogno di Domitilla Rota, fare da madre a bambini con grave disabilità mentale, la chiamò a una nuova maternità, lei che insieme al marito Daniel aveva già cresciuto sei figli.
Per il loro sogno realizzato affidandosi alla Provvidenza, creare un centro che fosse « la dimora delle miserie umane» e per una vita spesa nel segno della gratitudine e della fede, la Conferenza episcopale del Sud Africa ha aperto la strada per la loro causa di beatificazione. Una vita riassunta ieri alla casa del pellegrino del santuario della Comabusa dal teologo Claudio Salvetti e dalla giornalista Daniela Taiocchi, dopo la Messa presieduta dall’arcivescovo di Johannesburg, Buti Joseph Tlhagale.
A tratteggiare i segni della sua santità della porta accanto è stato Salvetti. «Anche Domitilla ha vissuto la sua Nazareth, i suoi primi trent'anni all’Albenza e poi altri venti in Sud Africa, nel nascondimento - ha detto -. Nella sua vita c’era un “oltre” continuo, imparato dalla mamma Elvira». È dopo la sua morte che Domitilla, figlia amata e grata di esserlo, «riceve la capacità di generare in altro modo». Nasce Little Eden, il centro per quelli che lei chiama «angeli».
Per lei, un ardore corroborato dall’umiltà «che è stato il segno anche di geniali scienziati» ha detto Daniela Taiocchi citando tra i tanti Einstein che di sé diceva: «Non ho particolari talenti, sono soltanto appassionatamente curioso». Domitilla mamma degli ultimi come le Sante dell’Ottocento che si spesero nel campo dell’educazione: «Siamo attenti a non tradire la nostra missione - ha detto rivolgendosi ai tanti rappresentanti della “Domitilla Rota Hyams Onlus" intervenuti all’incontro -: rimanere con i poveri».

Marta Todeschini

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